Ereditando l’essenza di Moschino: Davide Renne, il nuovo direttore creativo che abbraccia il surrealismo e la poesia della moda

Davide Renne inizierà ad essere Direttore Creativo di Moschino il 1° novembre e debutterà alla Milano Fashion Week autunno inverno di febbraio 2024.
Quest’ultimo ha 46 anni e da ragazzo pensava che avrebbe studiato architettura per poi invece ritrovarsi a studiare al Polimoda di Firenze, vista la sua passione nel disegnare abiti femminili.

Negli ultimi vent’anni ha guidato l’ufficio stile donna di Gucci con il ruolo di Head Designer for Womenswear sotto la guida di Alessandro Michele, che lui descrive come “il mio primo maestro e mentore nella moda”.

Sarà il quarto direttore creativo dopo Franco Moschino, il fondatore, Rossella Jardini e Jeremy Scott.

Il lavoro di Davide Renne da Moschino sarà molto più essenziale rispetto al lavoro eccentrico dell’ultimo direttore creativo Jeremy Scott, però sicuramente non mancherà il tema del gioco, d’altra parte Franco Moschino chiamò il suo studio “la sala giochi”, ad indicare che la moda dovesse essere fatta con un senso di gioia e di gioco.

Moschino, che fa parte del gruppo Aeffe, è uno dei marchi che ha definito i codici più irriverenti e sovversivi della moda, come per esempio l’indifferenza rispetto a tutti i codici della moda stessa. Durante le passerelle di questo marchio abbiamo visto la produzione di abbigliamento ecologico, denunce al razzismo, ironia e soprattutto un surrealismo irriverente.

Davide Renne sembra seguire proprio questa mentalità, affermando che: “Non mi piace la moda che impone risposte. Sono piu propenso a trovare la domanda giusta. Le risposte arrivano nel dialogo tra il designer e il pubblico. La moda è qualcosa di intrinsecamente su misura. Franco Moschino smette di apparire un outsider solo quando di considera il suo lavoro non al di fuori ma al di là dei confini della moda, come artista contemporaneo. È stato il creatore di un concetto di lusso incredibilmente moderno, tutt’ora attuale. Il suo lavoro è ancora qui, anche se lui non c’è più. Franco ci ha insegnato che la moda non può essere spiegata, può essere solo vissuta, perché riguarda essenzialmente, intimamente, la vita, il mondo attorno a noi. Questa è, per me, la poesia della moda.”