Nell’immaginario di tutti noi l’autunno è quella stagione in cui arrivano le piogge, le temperature si abbassano, le foglie cadono e un’atmosfera fiabesca colorata di arancione e verde bosco circonda le città. Ebbene a Roma ancora questa cosa non è arrivata. Nonostante sia ottobre si riscontrano delle temperature molto alte, a toccare i 25°C, decisamente insolite per il periodo, per non parlare dei mesi estivi. Tralasciando teorie che riguardano le diverse fasi della terra o il riscaldamento globale, che sono temi certamente interessanti da analizzare, mi è sorta la domanda: ma nell’antica Roma faceva così caldo? Tendenzialmente la risposta sarebbe sì, ma è necessario capire il perchè.
Il periodo dell’antica Roma (200 a.C – 400 d.C) è noto come Periodo Caldo Romano, dove si stimano delle temperature pari alle nostre se non più calde. Il primo argomento a sostegno di questa affermazione risiede nelle fonti antiche: Teofrasto (371-287 a.C) racconta che nella zona della Grecia e del Mar Egeo era possibile piantare le palme da dattero, che non davano frutti, ma potevano essere piantate e sopravvivvere. Secondo gli esperti e i botanici è un’indicazione che durante quel periodo il clima doveva essere molto mite per poter piantare queste palme.
Il secondo argomento risiede negli alberi con le analisi dendrocronologiche. Nonostante la parola sembri complicata il procedimento è molto semplice. Gli alberi nel corso del tempo crescono e così cresce anche il tronco, facendo aggiungere un anello di legno all’interno del tronco, chiamato anello di accrescimento. Gli anelli di accrescimento non sono tutti uguali, sopratutto dove c’è una grande differenza tra la temperatura estiva e invernale, essi possono risentire del clima. L’albero, nella sua crescita e nell’affrontare diversi periodi storici e evolzioni climatiche, acquista diversi anelli di accrescimento. Tagliando il tronco dell’albero in maniera orizzontale, si rileva una sorta di scheda dell’albero e gli scienziati riescono ad andare indietro nel tempo, analizzando gli anelli, e desumere il periodo, il tempo e il clima che vi erano negli anni passati. Da queste analisi sembra che durante il III sec. a.C in Italia il tempo era piuttosto mite. Per esempio si pensa che il passaggio di Annibale in Italia sulle Alpi sia stato possibile grazie alle alte temperature che sciolsero la neve.
Il terzo argomento si riscontra nei ghiacciai. Il ghiaccio negli anni si accumula l’uno sull’altro e si creano degli strati che imprigionano delle sostanze. Dall’analisi degli isotopi di ossigeno e dai livelli di cloruro negli strati più profondi, dei ghiacciai in Svizzera e Austria, è possibile capire come si è evoluto il clima. Queste analisi testimoniano il clima mite in Europa in quel periodo.
Le motivazioni son tante e andrebbero tutte a suporto della domanda iniziale. Ma ora è importante capire, come si lega questo con la moda nell’antica Roma?
L’abbigliamento maschile per eccellenza è la toga: un semplice rettangolo di tessuto che scendeva poco al di sotto del ginocchio e veniva avvolto una sola volta intorno al corpo, mentre il lembo finale, appoggiato su una spalla, era trattenuto da una fibula. La veste del popolo era la tunica, composta da due rettangoli di stoffa di lana o lino cuciti assieme. Le donne invece come biancheria intima indossavano un piccolo reggiseno e delle mutandine (subligar) con i quali esse facevano bagni ed esercizi ginnici. Indossavano poi una tunica intera in lino come sottoveste e la stola come veste, lunga fino ai piedi, spesso sormontata da un ampio mantello di stoffa da drappeggiare. Con l’evoluzione della tessitura si scoprono tessuti quali lino e seta che “erano talmente sottili da far sembrare nude le donne“(Plinio). La lana era di largo uso, mentre lino, seta e cotone erano riservati ai ricchi.
L’abbigliamento tipico dell’antica Roma rispecchia a pieno le esigenze climatiche del territorio. Svetonio narra che Augusto, cagionevole di salute, “non tollerava bene né il caldo né il freddo, e d’inverno si riparava con una grossa toga e quattro tuniche, come le donne”. Si deduce che generalmente il clima era abbastanza caldo e il freddo non risultava così invalidante. È possibile quindi confermare che nell’antica Roma faceva caldo come oggi, se non spesso di più, la risposta risiede nelle citazioni letterarie, negli alberi, nell’analisi dei ghiacciai e ,incredibilmente, nella moda.