L’immaginazione in passerella: il genio teatrale di Galliano per Dior haute Couture FW 2000

«John lavorava con un team di personalità affascinanti da cui si rimaneva assuefatti. C’era un entusiasmo pazzesco: lavoravano per creare il miglior show, la miglior collezione, qualcosa in cui credevano tutti: una fantasia». Sono queste le parole che Fairer, fotografo incaricato di Vogue, utilizza per descrivere il lavoro che gli stilisti di Dior compiono sotto la direzione di John Galliano. Egli, dopo solo due anni alla direzione della maison francese, ha già rivelato molteplici volte il suo carattere radicale e visionario della moda, e ne è una ulteriore dimostrazione la collezione di haute-couture autunno/inverno del 2000. Eccentrica, sublime, stravagante. Sulla passerella sfilano i personaggi più ambigui, a partire dalla figura inaspettata di un prete che apre le danze, intento a benedire il pubblico con l’incenso; a seguire una coppia di sposi, una provocante cameriera francese con un succhiotto sul collo, una showgirl con una maschera da gorilla, una donna in uniforme con dei baffi, un clown spaventoso, una Maria Antonietta sanguinante e molti altri. Sono travestimenti, da cui emerge senza dubbio l’amore dello stilista per il costume e per la dimensione del sogno, dell’immaginazione, che racconta mediante una narrativa unica e leggendaria. L’estro più creativo di Galliano viene alla luce nella realtà del sogno che la sfilata mette in scena: set teatrali, make-up estremi, musiche, acconciature e teatralità dei modelli, sono tutti elementi che contribuiscono a rendere la collezione una storia. Ed è proprio in questa dimensione onirica che si incontrano in maniera diretta diverse culture, intrecciandosi con le mode del passato. 

È sicuramente una sfilata a cui va applicata una seconda rilettura, non è istantanea ma impattante: va analizzata, metabolizzata e compresa per coglierne la genialità e l’audacia. 

Galliano utilizza la passerella come piattaforma per dare vita a trame ancora incompiute, riuscendo a rendere partecipe della propria immaginazione anche il pubblico, e continuerà a farlo rendendo le sue sfilate «sempre più spettacolari».