Negli anni 2000, John Galliano per Christian Dior non ha portato in scena una semplice presentazione di abiti Haute Couture, ma una cerimonia nuziale che non ha nulla a che fare con il classico concetto sull’amore. Infatti, un apparente purezza si trasformerà in una perversione caotica.
La sfilata si apre con una figura che lancia dell’incenso. Sembrerebbe essere un Papa intento a celebrare la Santa Messa. Gli sposi arrivano a braccetto, lei con un fluttuante abito in seta e lui con un frac impreziosito da un garofano verde sul risvolto. Particolare non da sottovalutare, in quanto allude all’appartenenza agli omosessuali. Lo sguardo dello sposo è cupo, come se stesse tradendo il proprio orientamento sessuale. Arrivano pian piano tutti gli invitati con indosso vestiti della tradizione e prendono parte alla recita del matrimonio felice. Fermi tutti però, si assiste ad un cambio di rotta. Dal Papa si passa ad un prete sadico e da una sposa con in mano un mazzo di fiori, apparentemente simbolo di purezza, si passa ad una modella interamente vestita di nero con manette ai polsi. Ogni personaggio trasgredisce qualsiasi paradigma sociale, e sguardi inquietanti ma penetranti accompagnano questo processo. Donne con baffi, modelli che ne tengono al guinzaglio altri e una Maria Antonietta ferita sono solo alcuni degli esempi che hanno sconvolto il pubblico.
Anche la musica come sottofondo trasmette una sensazione di angoscia, come se ogni entrata sottolineasse quello che la società è ma non rivela. Tutto ci saremmo aspettati, fuorché religione, feticismo e sesso nello stesso spettacolo, ma lo scopo di J. Galliano e Dior è stato chiaro: portare in scena e svelare i segreti delle strutture di genere presenti nella società.
La domanda sorge spontanea: se questa sfilata fosse presentata nel 2024, farebbe lo stesso scalpore di allora? Probabilmente no, ma non ne sarei del tutto sicura.