Luogo onirico, culla di leggende, “musa” di molti artisti e poeti delle epoche più svariate; West Lake di Hangzhou in Cina, oggi 3 dicembre, è stato palcoscenico della sfilata Métiers d’art 2024/25 di Chanel.
Il lago, oggigiorno patrimonio dell’UNESCO, aveva e ha tuttora un proprio spazio nell’appartamento di Rue Cambon a Parigi, di Gabrielle Chanel. La sua bellezza infatti, è immortalata e custodita sul paravento Coromadel, proprietà della stilista.
Il defilé che come sempre celebra il savoir-faire della Maison, raggiunge quell’angolo di terra che la sua omonima, nonostante il forte desiderio, non è mai riuscita a visitare.
L’evento, riservato ai più fedeli estimatori del marchio, è stato annunciato sugli stessi social del brand con un video teaser, i cui protagonisti Wim Wenders e Tilda Swinton si sono aggiudicati entrambi un posto front row.
La location quindi, è stata scelta in maniera tutt’altro che casuale, così come l’ispirazione per la collezione.
Essendo ancora vacante il posto di direttore artistico di Chanel, il team dell’atelier ha preso momentaneamente le redini della parte creativa, decidendo di rifarsi al gusto della stessa fondatrice del marchio. Osservando quindi la maestria delle pitture che accarezzano i paraventi, di proprietà della stilista e non solo, si è arrivati alla collezione che oggi abbiamo visto sfilare. Minuziose opere d’arte, di ricami floreali, che narrano la storia di un popolo raccogliendone le leggende, i simboli, e ancora, le mitologie.
La quieta Hangzhou, a poca distanza da Shanghai, accoglie il defilé, e lo avvolge con la propria nebbia, fra il “corpo” dei propri grattacieli, dipingendola dei colori acquarello del tramonto, fino ad arrivare a sera.
Gli ospiti trasportati su delle barche di legno, con finestre di vetro, adornate da fiori di loto d’orati sulle fiancate, al loro arrivo sulla sponda opposta, sono stati accolti da un valzer di Shostakovich “solleticato” dalle dita di un pianista che li “incoraggiava” a prender posto, in uno dei sedili che si estendevano a semicerchio lungo sei file.
Poi, cambia la musica. Al crepuscolo la colonna sonora intona una “voce” più grave, stavolta è eclettica e ritmata, il primo “sospiro” è un rullo di tamburi tipici, dong possenti, che sfumano poi in un mielo-dance-bit.
I primi modelli, camaleontici, si confondono col cielo a questo punto color ebano.
Come creature emerse, e aggrappatesi alla passerella in legno, iniziano a sfilare cappotti dalle lunghe spalle, tagliati in raso, velluto e tweed; uno statement dello styling della collezione 2024/25, che gioca sul layering, ovvero, su delle stratificazioni consistenti.
Le lacche cinesi diventano patchwork su completi di seta caviar; micro giacche con ricami e pietre lavorate; abiti senza maniche con dolcevita voile di ricami fucsia, bianchi, neri come il cielo sotto il quale stanno sfilando.
Gonne lunghe rese ancora più ricche dai bottoni gioiello, sotto le quali si celano stivali scamosciati chiari, sui quali i motivi Coromandel si dispiegano.
Le mani delle modelle sono occupate da borse, dei tipi più svariati: dalle pochette di cristallo alle mini borse, e ancora a “cuscino” in raso e a forma di biscotti della fortuna.
Ma non è la prima volta che il paravento Coromadel viene ripreso sotto forma di ricami, si tratta di un tributo nel tributo. Il legame fra Coco Chanel e la Cina infatti, era già stato reinterpretato in molte delle sue creazioni degli anni ’50 e ’60, così come nella collezione Haute Couture del 1996/1997.
Anche questa volta, i riferimenti alla Cina sono eleganti, sobri e vengono realizzati secondo le abilità degli artigiani della Maison francese.
Il tema così complesso e vario, rispecchia anche una necessità del mondo contemporaneo: a oggi il mito di Chanel ha eco, anche e soprattutto, in Oriente ed è all’Oriente che vuole parlare, allo stesso tempo avvicinare quel luogo tanto lontano all’Europa.