Valentino Vertigineux: la poetica dell’eccetera secondo Alessandro Michele

Con il debutto di Alessandro Michele nel mondo dell’alta moda couture per Valentino, la maison romana si è trovata catapultata in un universo di dettagli sconfinati, archivi viventi e una continua tensione tra ordine e caos. Il suo primo show Haute Couture per Valentino, intitolato Vertigineux, ha rappresentato non solo un omaggio al passato della casa, ma anche un atto di reinvenzione viscerale, in cui il filo conduttore non era tanto il design lineare quanto l’accumulo poetico di frammenti e suggestioni.

La “vertigine” dell’accumulo

Il titolo della sfilata, Vertigineux, non è casuale. Riferendosi a un senso di smarrimento e fascinazione che nasce dall’eccesso, dall’accumulo e dalla ripetizione, Michele ha scelto di trasmettere una vertigine non solo estetica, ma concettuale. L’intera sfilata è un’esperienza immersiva, una sorta di incantesimo intellettuale che si dispiega attraverso liste infinite. Già all’inizio, quando le luci si spengono e un lungo schermo a LED proietta una serie infinita di parole che scorrono come frammenti di un racconto in divenire, è chiaro che l’obiettivo di Michele non è solo quello di creare abiti, ma di costruire un mondo narrativo, un archivio vivente.

Parole come medieval mysteries, plastic, 317 pink, strategy emergono e si intrecciano in un flusso che suggerisce la creazione di significati nascosti, come se ogni abito fosse un capitolo in un romanzo visivo che si arricchisce costantemente, generando nuovi rimandi. Ogni sfilata, ogni look, diventa un elemento di una costellazione in espansione, una sequenza in cui passato e presente si fondono in una sintesi di segni e riferimenti che vanno oltre la semplice bellezza visiva.

L’archivio vivente: una couture che non si ferma

Michele si ispira ampiamente agli archivi storici di Valentino degli anni ’80 e ’90, ma non si limita a una rievocazione nostalgica. Piuttosto, usa questi riferimenti per creare un dialogo tra l’eleganza storica della maison e il suo linguaggio visionario contemporaneo. I look 1, 11 e 20, per esempio, sono un chiaro rimando a quelle collezioni passate, mentre altre creazioni mescolano frammenti pittorici, tracce letterarie, e citazioni cinematografiche, come il coat dress ricamato di piume rarefatte, che evoca i costumi teatrali della Belle Époque, o l’abito-scultura con drappeggi vertiginosi che ricorda le pieghe marmoree delle sculture di Gian Lorenzo Bernini.

Michele, infatti, non crea semplicemente abiti, ma trasforma il corpo in un archivio, una mappa in cui la memoria storica incontra l’avanguardia. Ogni cucitura, ogni decorazione è un punto di connessione con un immaginario collettivo che abbraccia epoche e culture. Il risultato è una couture che non solo celebra il passato, ma lo reinventa, lo porta nel futuro.

L’estetica dell’eccetera

Quello che emerge con forza da Vertigineux è la cosiddetta “poetica dell’eccetera”, un’idea che Michele esplora con una cura maniacale per il dettaglio. Qui, l’ornamento non è più un semplice elemento decorativo, ma una stratificazione semiotica che racconta storie, che genera significato. Fiocchi, frange, rouches, cristalli, piume, fronzoli in maglia: ogni dettaglio non è solo un decorativo ma un tassello di una narrazione più ampia, che sfida la linearità e si affida al caos controllato.

La sfilata, a tratti spezzata e quasi musicale, alterna momenti di apparente calma cromatica a esplosioni di colore, di volume, di movimento. La sua struttura disorganica e discontinua, fatta di sovrapposizioni e giochi di texture, crea un effetto ipnotico, come se si entrasse in una dimensione in cui l’ordine e il caos non sono mai contrapposti ma si alimentano a vicenda.

Corpo e memoria: trasformare in archivi viventi

Con Vertigineux, Alessandro Michele fa qualcosa di più che creare abiti; li trasforma in veicoli di memoria e avanguardia, in elementi viventi che portano con sé le tracce della storia. Ogni modello, con la sua stratificazione di significati, è un archivio che esplora la relazione tra corpo e memoria, tra il materiale e l’immateriale. La sfilata diventa, quindi, un viaggio attraverso la meraviglia e lo stordimento, dove la memoria storica di Valentino incontra la visione personale del designer, fondendo passato e futuro, ordine e disordine.

Con il debutto di Alessandro Michele nel mondo dell’alta moda couture per Valentino, la maison romana si è trovata catapultata in un universo di dettagli sconfinati, archivi viventi e una continua tensione tra ordine e caos. Il suo primo show Haute Couture per Valentino, intitolato Vertigineux, ha rappresentato non solo un omaggio al passato della casa, ma anche un atto di reinvenzione viscerale, in cui il filo conduttore non era tanto il design lineare quanto l’accumulo poetico di frammenti e suggestioni.

La “vertigine” dell’accumulo

Il titolo della sfilata, Vertigineux, non è casuale. Riferendosi a un senso di smarrimento e fascinazione che nasce dall’eccesso, dall’accumulo e dalla ripetizione, Michele ha scelto di trasmettere una vertigine non solo estetica, ma concettuale. L’intera sfilata è un’esperienza immersiva, una sorta di incantesimo intellettuale che si dispiega attraverso liste infinite. Già all’inizio, quando le luci si spengono e un lungo schermo a LED proietta una serie infinita di parole che scorrono come frammenti di un racconto in divenire, è chiaro che l’obiettivo di Michele non è solo quello di creare abiti, ma di costruire un mondo narrativo, un archivio vivente.

Parole come medieval mysteries, plastic, 317 pink, strategy emergono e si intrecciano in un flusso che suggerisce la creazione di significati nascosti, come se ogni abito fosse un capitolo in un romanzo visivo che si arricchisce costantemente, generando nuovi rimandi. Ogni sfilata, ogni look, diventa un elemento di una costellazione in espansione, una sequenza in cui passato e presente si fondono in una sintesi di segni e riferimenti che vanno oltre la semplice bellezza visiva.

L’archivio vivente: una couture che non si ferma

Michele si ispira ampiamente agli archivi storici di Valentino degli anni ’80 e ’90, ma non si limita a una rievocazione nostalgica. Piuttosto, usa questi riferimenti per creare un dialogo tra l’eleganza storica della maison e il suo linguaggio visionario contemporaneo. I look 1, 11 e 20, per esempio, sono un chiaro rimando a quelle collezioni passate, mentre altre creazioni mescolano frammenti pittorici, tracce letterarie, e citazioni cinematografiche, come il coat dress ricamato di piume rarefatte, che evoca i costumi teatrali della Belle Époque, o l’abito-scultura con drappeggi vertiginosi che ricorda le pieghe marmoree delle sculture di Gian Lorenzo Bernini.

Michele, infatti, non crea semplicemente abiti, ma trasforma il corpo in un archivio, una mappa in cui la memoria storica incontra l’avanguardia. Ogni cucitura, ogni decorazione è un punto di connessione con un immaginario collettivo che abbraccia epoche e culture. Il risultato è una couture che non solo celebra il passato, ma lo reinventa, lo porta nel futuro.

L’estetica dell’eccetera

Quello che emerge con forza da Vertigineux è la cosiddetta “poetica dell’eccetera”, un’idea che Michele esplora con una cura maniacale per il dettaglio. Qui, l’ornamento non è più un semplice elemento decorativo, ma una stratificazione semiotica che racconta storie, che genera significato. Fiocchi, frange, rouches, cristalli, piume, fronzoli in maglia: ogni dettaglio non è solo un decorativo ma un tassello di una narrazione più ampia, che sfida la linearità e si affida al caos controllato.

La sfilata, a tratti spezzata e quasi musicale, alterna momenti di apparente calma cromatica a esplosioni di colore, di volume, di movimento. La sua struttura disorganica e discontinua, fatta di sovrapposizioni e giochi di texture, crea un effetto ipnotico, come se si entrasse in una dimensione in cui l’ordine e il caos non sono mai contrapposti ma si alimentano a vicenda.

Corpo e memoria: trasformare in archivi viventi

Con Vertigineux, Alessandro Michele fa qualcosa di più che creare abiti; li trasforma in veicoli di memoria e avanguardia, in elementi viventi che portano con sé le tracce della storia. Ogni modello, con la sua stratificazione di significati, è un archivio che esplora la relazione tra corpo e memoria, tra il materiale e l’immateriale. La sfilata diventa, quindi, un viaggio attraverso la meraviglia e lo stordimento, dove la memoria storica di Valentino incontra la visione personale del designer, fondendo passato e futuro, ordine e disordine.