Dalla nascita di Chanel alla nuova visone di Matthieu Blazy

«Per essere insostituibili bisogna essere unici»

Gabrielle Chanel

Sono passate alcune settimane dalla fine della Paris Fashion Week, ma tra gli appassionati di moda non si smette di parlare di uno degli eventi più significativi della stagione: il debutto tanto atteso della maison Chanel.

Un nome che porta con sé un DNA potente, carico di storia e di simboli riconoscibili in tutto il mondo.Era la sfilata più attesa, quella destinata a riconfermare l’imponenza del brand. Tutti volevano scoprire come si sarebbe evoluta la narrazione di una maison così profondamente radicata nei propri valori e nel suo inconfondibile stile.
Ma la moda contemporanea ci ha insegnato una lezione importante: oggi non bastano la storia, il nome e il prodotto per restare al vertice. In un’industria guidata dai numeri e in un mercato saturo di nuove proposte, serve una visione nuova, la capacità di essere pionieri delle tendenze.

Facciamo un passo indietro. Coco Chanel è stata una rivoluzionaria, un’innovatrice e una donna dal carattere forte, capace di scrivere uno dei capitoli più importanti nella storia della moda. Proveniente dalla culla dello stile europeo, con precursori come Rose Bertin, Coco costruì il suo impero partendo da una visione semplice ma rivoluzionaria: liberare la donna dai vincoli del passato.

Il logo che oggi tutti conosciamo, reso iconico da Karl Lagerfeld per averlo reso il segno distintivo nella rielaborazione o meglio dire nuovo modello , della celebre borsa 2.55, lanciata nel febbraio del 1955 dalla stessa Coco Chanel e poi ribattezzata Timeless da Karl, affondano le loro radici in un luogo del cuore di Coco: il Château de Crémat, a Nizza. Il simbolo intrecciato delle doppie “C” nasce proprio lì, come eco di un legame affettivo e personale.

La storia dei suoi inizi è nota a tutti, ma come è cambiata Chanel dopo il 10 gennaio 1971, giorno della morte della fondatrice all’Hotel Ritz di Parigi ?

Coco si spense a 87 anni, dopo una vita interamente dedicata alla moda. Riposa oggi nel cimitero di Bois-de-Vaux, a Losanna, in Svizzera.

Dopo la sua scomparsa, la maison passò nelle mani di Gaston Berthelot, prima stilista di Christian Dior, incaricato di proseguire la linea di Coco Chanel. Nel 1978 subentrarono Yvonne Dudel e Jean Cazaubon per la linea Couture, mentre Philippe Guibourge si occupò del prêt-à-porter.

Nel 1983 arrivò Karl Lagerfeld, e con lui iniziò una nuova epoca. Nessuno, dopo di lui, avrebbe saputo raccoglierne davvero l’eredità. Il genio tedesco non solo ridisegnò l’immagine della maison, ma creò e plasmò la figura stessa del Direttore Creativo come la conosciamo oggi.
Il suo approccio, appena entrato in casa Chanel, fu audace: reinterpretare l’heritage, senza mai tradirlo. Un’eredità pesante per chiunque sarebbe venuto dopo.

Alla morte di Lagerfeld, la direzione passò a Virginie Viard, sua storica collaboratrice e allieva di Karl. Pur forte di vent’anni di esperienza all’interno della maison, Viard venne criticata per la mancanza di innovazione. Dopo cinque anni alla guida creativa, decise di lasciare il timone.

Chanel si ritrovò così senza direttore creativo, in un periodo in cui anche altre grandi maison stavano vivendo momenti di transizione. Le collezioni realizzate dal team interno non portarono grandi novità, mantenendo una visione forse troppo ancorata ai codici storici della casa.

Ed è proprio per questo che l’arrivo di Matthieu Blazy era così atteso. Con lui, non ci si aspettava soltanto un nuovo direttore creativo, ma una vera e propria nuova visione di Chanel.
E le aspettative non sono state deluse.

Blazy ha riportato in passerella una donna Chanel che, pur moderna e consapevole, conserva lo spirito ribelle e l’eleganza senza tempo di Coco. Una figura che guarda al futuro, ma che non dimentica mai le proprie radici.

Una donna dal carattere forte che ha vissuto la solitudine, un riscatto sociale e attraverso questo ha tesso la sua fortuna. 

Blazy ci da una visione fatta di heritage e ritrovata identità, staremo a vedere se i numeri seguiranno.