Il diavolo veste Prada 2: il fenomeno mediatico 

1. Il ritorno di un’icona 

Certe storie non finiscono: cambiano abito. 

Quando nel 2006 Il Diavolo veste Prada arrivò nelle sale, non era solo un film sul mondo della moda, ma un ritratto spietato e irresistibile del potere, del sacrificio e del desiderio di appartenenza. Miranda Priestly – interpretata da una monumentale Meryl Streep – divenne il simbolo della perfezione inarrivabile, mentre Andy Sachs, la giovane assistente impersonata da Anne Hathaway, rappresentava tutti noi: ambiziosi, ingenui e pronti a tutto pur di farcela. 

A quasi vent’anni di distanza, il diavolo torna a vestire Prada. 

La data d’uscita ufficiale de Il Diavolo veste Prada 2 è fissata per il 1° maggio 2026, come confermato da Variety e 20th Century Studios. Una scelta tutt’altro che casuale: cade infatti pochi giorni prima del Met Gala, l’evento fashion per eccellenza, a cui il film, per atmosfere e riferimenti, è da sempre associato. 

Intanto, la macchina promozionale si è già messa in moto: le riprese sono iniziate a fine giugno 2025, e l’attesa, inutile dirlo, è altissima. 

2. Da cult a franchise: il mondo è cambiato 

Tra il 2006 e oggi, non è cambiato solo il cinema: è cambiato il modo in cui viviamo la moda. 

All’epoca, la forza del film stava nel raccontare un universo dominato dalle redazioni patinate, dal potere silenzioso dei direttori di rivista e dai segreti nascosti dietro le porte chiuse delle maison. 

Nel 2025, invece, la moda è diventata parte del quotidiano digitale: vive su TikTok, si diffonde su Instagram, si commenta in tempo reale. L’autorità di Miranda Priestly, che un tempo decideva con uno sguardo, oggi dovrebbe confrontarsi con milioni di utenti che creano trend da soli. 

Il sequel sembra voler riflettere proprio su questo nuovo equilibrio di potere. 

E non è un caso che la produzione abbia scelto Milano come epicentro della storia: una città che negli ultimi anni si è imposta come capitale mondiale dello stile contemporaneo, capace di fondere lusso, sostenibilità e contaminazione creativa. 

Le riprese coinvolgono oltre duemila comparse, una cifra imponente che sottolinea l’ambizione del progetto. Ma non si tratta di semplici figuranti: gli aspiranti dovevano avere più di trent’anni ed essere già inseriti professionalmente nei settori della moda, del design, della comunicazione o dell’organizzazione di eventi. In questo modo, la presenza sullo schermo non sarà soltanto decorativa, ma contribuirà a restituire un’immagine credibile, vibrante e autentica. 

3. Il fenomeno mediatico: tra social, hype e passerelle 

Se nel 2006 l’attesa per Il Diavolo veste Prada si costruiva sulle pagine delle riviste e nelle anteprime stampa, oggi tutto accade in tempo reale. 

La notizia del sequel è diventata un evento virale nel giro di poche ore: i fan hanno rilanciato meme, teorie, fan art e countdown su TikTok e X (Twitter), mentre su Instagram gli account di moda hanno trasformato ogni indiscrezione in breaking news. 

Il picco dell’attenzione è arrivato con la passerella di Dolce & Gabbana, dove Meryl Streep, Anne Hathaway ed Emily Blunt – in un’apparizione che nessuno si aspettava – hanno calcato la passerella milanese tra gli applausi del pubblico e dei flash impazziti. 

@vogueitalia

“Can you spell Gabbana?” Il diavolo veste Prada, ma anche Dolce & Gabbana! Questa mattina, proprio come lo ricordavamo, #MerlyStreep nei panni di #MirandaPriestley accompagnata dall’inseparabile #Nigel (StanleyTucci) hanno assistito in front row allo show primavera/estate di Dolce e Gabbana presentato durante la #MilanFashionWeek

♬ suono originale – vogueitalia

Quel momento, in parte promozionale e in parte performativo, è diventato la perfetta incarnazione del nuovo modo di fare comunicazione: ibrido, istantaneo, spettacolare. 

In poche ore, i video dell’evento hanno totalizzato milioni di visualizzazioni, confermando che Il Diavolo veste Prada 2 non è solo un film in lavorazione, ma un fenomeno culturale globale

Dietro questo clamore, c’è una strategia precisa: costruire un dialogo costante tra il film e il mondo reale della moda, trasformando ogni apparizione del cast in un momento di storytelling. È la dimostrazione che oggi il confine tra promozione e performance si è dissolto, e che i social sono diventati la nuova passerella. 

4. Milano, set e simbolo 

“Con queste premesse, Milano si prepara a diventare il cuore pulsante di una delle produzioni più attese degli ultimi anni, un set a cielo aperto in cui cinema e realtà si mescolano.” 

La frase, tratta dal comunicato di produzione, sintetizza perfettamente l’essenza del progetto: fare della città un personaggio a tutti gli effetti. 

Milano non è solo location, ma linguaggio. I suoi quartieri, le passerelle, le architetture contemporanee e gli showroom diventano metafora del potere che si rinnova, del glamour che si reinventa. 

Il film promette di mostrare un volto autentico e internazionale della città: un luogo in cui moda, design e cultura si intrecciano come mai prima. 

E per il pubblico globale, abituato alle atmosfere newyorkesi del primo capitolo, sarà l’occasione per scoprire un nuovo centro del mondo fashion. 

5. L’impatto futuro: nostalgia e rivoluzione 

Ogni grande ritorno porta con sé una doppia forza: la nostalgia e la possibilità di riscrivere il mito. 

Il Diavolo veste Prada 2 nasce da entrambe. Da un lato, richiama il fascino intramontabile di Miranda Priestly e del suo “That’s all”; dall’altro, si muove in un panorama in cui il potere non è più verticale, ma diffuso, condiviso, digitale. 

Il sequel potrebbe segnare un punto di svolta nel modo in cui la moda si racconta al cinema e sui social: meno distante, più consapevole, capace di ridere di sé stessa. 

E forse è proprio qui la chiave del successo annunciato: non solo la curiosità di rivedere i personaggi che hanno definito un’epoca, ma la voglia di capire come sopravvivono oggi.