Jonathan Anderson da Dior: un incontro affascinante tra passato presente.

Ci troviamo ai Jardin des Tuileries, per la Primavera/Estate 2026 della Parigi Fashion week, qui la collezione di Dior Donna viene raccontata per la prima volta da Jonathan Anderson, che, dopo averlo visto per la linea maschile dello stesso brand a giugno, lo ritroviamo adesso in un compito più arduo: raccontare la donna di Dior. 

Lo stilista, già conosciuto per l’omonimo brand. J.W. Anderson e per la lunga direzione creativa del marchio Loewe, non smentisce i suoi volumi neanche in un brand della portata Dior, riprendendo tuttavia tutti quei codici stilistici del fondatore, unendoli al suo stampo personale. 

In un’epoca in cui è il direttore creativo a fare suo il brand e non viceversa, Anderson riesce a dialogare al meglio con i suoi predecessori, antecedendo alla sfilata un video, diretto da Adam Curtis, commemorativo di tutti gli eventi cardinali del brand. Dal New Look, che ha rivoluzionato il mondo della moda, alle sfilate eccentriche e senza tempo di Galliano, passando per spezzoni horror del cinema d’autore. L’intento di Anderson è dunque sì legarsi al passato, ma in contemporanea mettere un punto. Ricordare per farsi spazio. 

Il primo look, totalmente bianco, sembra preparare lo sguardo a ciò che lo aspetta. Volumi, fiocchi e silhouette ad Y e A, uscite direttamente dagli anni 50, capeggiano la sfilata. I riferimenti sono ovvi, l’esecuzione sicuramente meno. La giacca Bar, rivisitata, viene abbinata a minigonne jeans, materiale utilizzato anche per le camice con fiocco, che vedremo in più look. 

Man mano che la sfilata prosegue, si delinea con sempre maggiore chiarezza il dialogo che Anderson intende costruire tra rigore e sperimentazione. Le gonne strutturate si alternano a pantaloni fluidi, mentre i corpetti sembrano fluttuare grazie a tagli sapienti e a tessuti leggeri, quasi eterei. L’uso del denim, simbolo di quotidianità e ribellione, diventa una dichiarazione d’intenti: Dior non è più soltanto couture, ma anche realtà viva, indossabile, urbana.

Le trasparenze, dosate con eleganza, evocano un romanticismo lontano, mentre accessori oversize e calzature dal design scultoreo riportano l’attenzione alla contemporaneità. Si percepisce il desiderio di Anderson di non forzare la mano, di non distruggere ciò che Dior rappresenta, ma di reinterpretarlo con la sua lente ironica e raffinata.

Il finale della sfilata è un crescendo di contrasti: tulle e pelle, perle e metallo, bianco e nero. La donna Dior di Anderson non è una figura idealizzata, ma una presenza concreta, consapevole della propria storia e pronta a ridefinirsi ogni volta che attraversa una nuova epoca.

Con questa collezione, Jonathan Anderson firma non solo il suo debutto femminile per Dior, ma anche un manifesto di modernità silenziosa: un equilibrio perfetto tra memoria e rivoluzione. Il messaggio è chiaro: il futuro della maison passa per un ritorno al suo cuore, ma visto con occhi nuovi. In questo incontro tra passato e presente, Dior ritrova la sua voce più autentica.