Floot 1 di The Attico: la ballerina che danza tra sogno e realtà

C’è una nuova protagonista nella danza urbana del lusso: Floor 1 di The Attico. Una scarpa che sembra conoscere il linguaggio del corpo e quello della città, capace di muoversi tra cielo e cemento con una grazia che sa essere anche potenza. Perché oggi, l’eleganza non è più una questione di forma, ma di equilibrio: tra libertà e struttura, tra il passo deciso e la leggerezza del sogno.

Creata dalle due menti visionarie, Gilda Ambrosio e Giorgia Tordini, Floor 1 è l’essenza della donna contemporanea. La donna che sa dove vuole andare, ma non rinuncia a farlo con stile.

Il suo design richiama la tradizione delle ballerine, ma la reinterpreta con una sensualità nuova, architettonica e dinamica. Le linee sono essenziali, la punta leggermente squadrata, la calzata comoda ma decisa: è una dichiarazione di indipendenza in forma di scarpa.

Chi indossa Floor 1 non cammina: firma ogni passo.
Nel caos gentile delle metropoli, tra il riflesso delle vetrine e il ritmo dei semafori, The Floor diventa un gesto di consapevolezza. Non urla, non ostenta, ma si fa notare per la sicurezza silenziosa con cui occupa lo spazio. È pensata per chi vive il giorno come una passerella, e la notte come una promessa.

Il brand ha sempre celebrato una femminilità che non chiede il permesso. Questa filosofia si traduce in movimento: la libertà del piede che danza sull’asfalto, la leggerezza che convive con la solidità. È una scarpa per donne reali, che scelgono il proprio ritmo e ne fanno stile.

Il suo fascino risiede nella dualità: è al tempo stesso urbana e sofisticata, minimal e sensuale. Perfetta con un denim vissuto, magnetica sotto un abito da sera.
Non è solo un accessorio, ma un simbolo di una nuova estetica del potere femminile — quella che non ha bisogno di tacchi vertiginosi per sentirsi alta.

Ogni passo con la nuova creazione della maison è una pagina scritta con grazia: un frammento di storia personale che si intreccia al racconto di una generazione di donne che non vogliono scegliere tra concretezza e sogno.
Perché, in fondo, restare con i piedi per terra non significa rinunciare a volare.